Parrocchia Maeno di Piave

la Madonna del Rosario

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LA STORIA
(Nelle immagini al lato: da Sx due immagini della celebrazione della prima Domenica di Ottobre, una tela del Veronese della Battaglia di Lepanto, e la festa a Lepanto che commemora la battaglia)

Nel medioevo, i vassalli usavano offrire ai loro sovrani delle corone di fiori in segno di sudditanza. I cristiani adottarono questa usanza in onore di Maria, offrendole la triplice «corona di rose» che ricorda la sua gioia, i suoi dolori, la sua gloria nel partecipare ai misteri della vita di Gesù suo figlio. Inizialmente questa festa si chiamò di «Santa Maria della vittoria» per celebrare la liberazione dei cristiani dagli attacchi dei Turchi, nella vittoria navale di Domenica 7 ottobre 1571 a Lepanto (Grecia). Poiché in quel giorno, a Roma, le Confraternite del Rosario celebravano una solenne processione, san Pio V attribuì la vittoria a «Maria aiuto dei Cristiani» e in quel giorno ne fece celebrare la festa nel 1572. Dopo le altre vittorie di Vienna (1683) e di Peterwaradino (1716), papa Clemente XI istituì la festa del Rosario nella prima domenica di ottobre. Ora, la memoria è intitolata «Beata Maria Vergine del Rosario».
Noi ci rivolgiamo a Maria, meditando e pregando, perché ci aiuti a partecipare ai misteri della vita, morte, risurrezione di Cristo. Sono i misteri che si attualizzano a nostra salvezza nella celebrazione eucaristica e noi chiediamo alla sua materna intercessione che si compiano in pienezza «nell'ora della nostra morte».

Lepanto: la battaglia del 1571

Le ragioni storiche dello scontro.

Dopo che il 31 maggio 1453 Maometto II aveva conquistato la città di Costantinopoli e con essa il millenario Impero cristiano d'Oriente, i turchi ottomani ritenevano imminente il giorno del loro dominio universale. Nel 1521 si erano impadroniti di Belgrado; nel 1526 avevano conquistato l'Ungheria ed erano arrivati fino alle porte di Vienna.

In Italia avevano invaso e saccheggiato tutte le coste del meridione. Tripoli era già stata tolta agli spagnoli, l'isola di Chio ai genovesi, Rodi ai cavalieri che la possedevano e la stessa isola di Malta, nuova sede dei cavalieri, sarebbe caduta nelle mani turche se Jean de La Valette, Gran Maestro dell'Ordine non l'avesse difesa e salvata con eroico valore.

Nel febbraio 1570 era giunto a Venezia un ambasciatore turco con un ultimatum della Sublime Porta: o la cessione al sultano dell'isola di Cipro o la guerra. Venezia aveva rifiutato con sdegno. Ma dopo undici mesi di assedio il 1 agosto 1571, nell'isola di Cipro era caduta la città di Famagosta. Il patto di resa garantiva la vita ai difensori superstiti, ma quando il comandante turco era penetrato a Famagosta aveva fatto scorticare vivo il comandante della piazza cristiana Marcantonio Bragadin. Il corpo era stato squartato, la pelle di Bragadin era stata quindi riempita di paglia, rivestita con la sua uniforme e trascinata per la città.

Il terrore regnava nel Mediterraneo, l'antico Mare nostrum. La sorte dei cristiani di Cipro era quella che l'Islam sembrava preparare ai cristiani di tutta Europa. Sulla cattedra di Pietro sedeva un teologo domenicano, Michele Ghislieri, salito al pontificato all'inizio del 1566 con il nome di Pio V. Egli valutò la gravità del pericolo e comprese che solo una guerra preventiva avrebbe salvato l'Occidente. Con parole gravi e commosse esortò le potenze cristiane ad unirsi contro gli aggressori e di questa difesa della cristianià fece l'asse del suo breve pontificato.

Non tutti, però, risposero all'appello. L'espansione dei turchi si sviluppava anche grazie alla complicità decisiva di paesi cristiani, come la Francia, che in nome della realpolitik, oggi diremmo dei suoi interessi geopolitici, incoraggiava e finanziava i turchi per indebolire il suo tradizionale nemico: la casa imperiale d'Austria. Tuttavia grazie alle preghiere e alle insistenze del pontefice, il 25 luglio del 1570, la Spagna, Venezia e il Papa conclusero l'alleanza contro i turchi. Subito dopo aderirono il duca di Savoia, la Repubblica di Genova e quella di Lucca, il granduca di Toscana, i duchi di Mantova, Parma, Urbino, Ferrara, l'Ordine sovrano di Malta. Si trattava di una prefigurazione dell'unità italiana su basi cristiane, la prima coalizione politica e militare italiana nella storia.

Alla testa della Lega Cristiana fu posto un giovane di 25 anni: don Giovanni d'Austria, figlio naturale di Carlo V e dunque fratellastro del re di Spagna Filippo II. La flotta pontificia, costituita grazie all'aiuto decisivo dei cavalieri di Santo Stefano, era comandata da Marcantonio Colonna, duca di Paliano, a cui il Papa affidò la bandiera della Chiesa. La Santa Lega fu ufficialmente proclamata a Roma nella basilica di San Pietro. Lasciata Messina, dove si era concentrata alla fine di agosto, dopo venti giorni di navigazione con rotta verso levante, la flotta cristiana attaccò il nemico alle undici di mattina di quella domenica 7 ottobre dell'anno 1571.

Lo svolgimento della battaglia

All'alba del 7 ottobre 1571 una gigantesca flotta ottomana, la più numerosa mai schierata nel Mediterraneo, avanzava lentamente, con il vento di scirocco in poppa. Circa 270 galee e una quantità indescrivibile di legni minori formavano un semicerchio, una enorme e minacciosa mezzaluna che occupava tutte le acque che dalle coste montagnose dell'Albania, a nord, arrivano alle secche della Morea, a sud. Al centro della mezzaluna che avanzava, sulla nave ammiraglia, chiamata la Sultana, sventolava uno stendardo verde, venuto dalla Mecca, che recava ricamato in oro per 28.900 volte il nome di Allah.

Di fronte, in formazione a croce, era schierata la flotta cristiana, sulla cui ammiraglia, comandata da don Giovanni d'Austria, garriva un enorme stendardo blu con la raffigurazione del Cristo in Croce. La battaglia durò cinque ore e si decise al centro dello schieramento, dove le navi ammiraglie si speronarono l'un l'altra formando un campo di battaglia galleggiante in cui si susseguirono attacchi e contrattacchi finchè il reggimento scelto degli archibugieri di Sardegna riuscì a sferrare l'attacco decisivo. Alì Pascià fu colpito a morte e sulla Sultana fu ammainata la Mezzaluna e issato il vessillo cristiano.

Si coprirono di valore tra gli altri i Colonna e gli Orsini, sette della stessa famiglia, il conte Francesco di Savoia che cadde in battaglia, il ventitreenne Alessandro Farnese, destinato a divenire uno dei maggiori condottieri del secolo, Giulio Carafa che, preso prigioniero si liberò e si impadronì del brigantino nemico, ed i veneziani tutti che pagarono il maggior tributo di sangue.

Il provveditore veneziano Agostino Barbarigo che comandava l'ala sinistra dello schieramento cristiano, si batté, fino a che non gli mancarono le forze, con una freccia infitta nell'occhio sinistro. Sulla sua ammiraglia, Sebastiano Venier, combatté a capo scoperto e in pantofole perché, risponde a chi gliene chiede il motivo, fanno migliore presa sulla coperta. Ha settantacinque anni e imbraccia la balestra, aiutato da un marinaio per il caricamento dell'arma, un'operazione che era ormai superiore alle sue forze. Sopraffatto dal numero viene soccorso dalle galee di Giovanni Loredan e Caterino Malipiero, che trovano la morte nella lotta.

Al termine della battaglia la Lega aveva perso più di 7.000 uomini, di cui 4.800 veneziani, 2.000 spagnoli, 800 pontifici, e circa 20.000 feriti; i turchi, contarono più di 25.000 perdite e 3.000 prigionieri. Il nome di Lepanto era entrato nella storia. Per la prima volta dopo un secolo il Mediterraneo tornò libero. A partire da questo giorno iniziò il declino dell'impero ottomano.

Nel pomeriggio del 7 ottobre, Pio V che aveva moltiplicato le preghiere a Colei che sempre aveva soccorso i cristiani nelle ore drammatiche della cristianità, stava esaminando i conti con alcuni prelati. D'improvviso fu visto levarsi, avvicinarsi alla finestra fissando lo sguardo come estatico e poi, ritornando verso i prelati esclamare: "Non occupiamoci più di affari, ma andiamo a ringraziare Iddio. La flotta cristiana ha ottenuto vittoria".

Il Pontefice attribuì il trionfo di Lepanto all'intercessione della Vergine e volle che nelle Litanie lauretane si aggiungesse l'invocazione Auxilium christianorum. Anche il Senato Veneziano che non era composto da donnicciole, ma da uomini fieri e rotti a sfidare i più gravi pericoli in mare e in terra, volle attribuire alla Santissima Vergine il merito principale della vittoria e sul quadro fatto dipingere nella sala delle sue adunanze fece scrivere queste parole: "Non virtus, non arma, non duces, sed Maria Rosarii, victores nos fecit" (non il valore, non le armi, non i condottieri, ma la Madonna del Rosario ci ha fatto vincitori).

LA DEVOZIONE ALLA MADONNA DEL SANTO ROSARIO A MARENO DI PIAVE.

La Compagnia del Rosario
24 gennaio 1614

E' Don Serafino Serafini, arciprete di Mareno dal 1610 al 1621 ad erigere la Compagnia del Rosario. Esiste il decreto di erezione con data: 24 gennaio 1614.
Questa Compagnia o Confraternita era sorta in molte Parrocchie dopo la vittoria di Lepanto. Di quel tempo sono anche 15 tavolette con i 15 misteri del S. Rosario che ornavano l'Altare della Madonna.
I confratelli e sorelle iscritti erano impegnati a recitare il Santo Rosario ogni giorno ed a vivere nella devozione alla Madonna. Alcuni facevano anche parte dell'altra Confraternita presente in Parrocchia, quella del SS.mo Sacramento.

Ecco cosa scrive il documento del 1614 (e sua traduzione):

Marcus Antonius Memo, Dei Gratia Dux Venetiarum.
Nobilibus et sapaentibus viris Mapheo Bollano demus mandato potestati, et Capitaneo Coneglani, et successoribus, fidelibus, dilectis salutat, et delectionis affectat. Significamus vobis hodie in consilio nostro Rogatorum copiam fuisse partem tenoris infrascripti vobis.


(Marco Antonio Memo, per grazia di Dio Doge di Venezia. Ai nobili ed illustri Signori, a Maffeo Bollano diamo autorità e al Capitano di Conegliano e ai suoi successori, ai fedeli, ai diletti dà saluti e segno di affetto. Vi facciamo sapere che oggi nel nostro Consiglio dei Rogiti venne deciso così per voi)

Che à gli habitanti nella Villa di Maren territorio di Conegliano, sia a gloria del div. Dio, et per consolatione di quelle anime concesso coll'autorità di questo Cons.o di poter istituire, et errigere in quella villa la Compagnia del Rosario della Beata Vergine, acciò possino quei fed.mi nostri ottenere le indulgentie, et gratie spirituali, che possedono quelli che sono nella detta Compagnia, come viene ricercato dagli homini di essa villa, et consiliato dal potestà, et cap.o di detta terra di Conegliano; dovendo seguire la eretione nella loro chiesa, et restar la amministrazione della compagnia delli beni, et delle rendite sue sotto il governo delli confratelli laici in tutto conforme alla dispoditione delle nostre leggi et della presentedeliberatione sia data notitia al podestà et capitano di Conegliano presente et successori suoi per la sua debita essentione.
Quare autem sup.tu Consilii mandamus vobis, ut partem suprascriptam observatis, ab omnibus inviolabiliter observari, vobis opus fuerit registrari, presentatique restitui faciatis.
Data in nostro Ducali Palatio, die XXIII Januarij MDCXIIII


(Perciò vi facciamo conoscere la decisione del Consiglio, perchè osserviate quanto sopra, e sia osservata inviolabilmente da tutti, è dovere vostro registrare e dare risposta della presentazione.
Dal Palazzo Ducale, 24 gennaio 1614)

Giacomo Girardo secretario
presentato adi 6 febraio 1615
per A. Bortolomio di Vido da Maren.


Marcus Antonius Memo Dei gratia dux Venetiar (Incisione del sigillo)

...ai nostri giorni!

Molto probabilmente fin dall'erezione della Compagnia del Rosario della Beata Vergine, (o anche prima?), nella nostra Chiesa Arcipretale si venerava un'Immagine della Madonna.
Il 27 ottobre 1918, durante l'offensiva italiana nella Prima Guerra Mondiale, i tedeschi in ritirata fanno saltare il Campanine dell'Arcipretale alle 05:30 P.M., che cadendo rovina sopra il presbiterio e la sacrestia. Anche l'antica Immagine della Madonna del Rosario è rovinata! Finita la guerra, l'arciprete don Antonio Turbian , che segue i lavori di ricostruzione, fa scolpire allo scultore Vittorio Celotti la nuova Immagine della Madonna del Rosario. Viene benedetta il 05 ottobre 1919, costa 2000 Lire, delle quali 1500 sono offerte dal Mansionario don Angelo Bortolini, il resto dalla popolazione. Da quel 05 ottobre essa è venerata da tutti i Marenesi.

Ogni Prima Domenica di Ottobre, dopo la S. Messa solenne, la Sacra Immagine viene portata per le vie della Comunità, perchè vegli e protegga i suoi abitanti.

Nei mesi di ottobre, novembre e maggio prima della S. Messa si recita il S. Rosario. Il Gruppo "La Compagnia" del Rosario Perpetuo, erede dell'antica Confraternita, si ritrova ogni Primo Lunedì del Mese alle 15.00 per la recita della S. Corona, sempre il Primo Lunedì del Mese dalle ore 20.30 alle 22.00 ADORAZIONE EUCARISTICA.




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EDIZIONE: DICEMBRE 2019

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